Lo scorso 12 ottobre il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, che ha funzioni consultive) ha bocciato la proposta di salario minimo a 9 Euro. Il lavoro istruttorio e di analisi svolto dal Cnel ha chiarito come l’introduzione di un salario minimo legale non risolverebbe la grande questione del lavoro povero, che va ben oltre il tema delle retribuzioni. La povertà lavorativa riguarda, infatti, la quantità di lavoro nell’arco dell’anno per chi vive di contratti precari e intermittenti, la composizione del reddito all’interno del nucleo familiare e l’azione redistributiva dello Stato
Tuttavia, soprattutto per i lettori stranieri, è bene chiarire che questa decisione non significa che i lavoratori in Italia non godano di protezione in termini di salario. Questo non solo perché la Costituzione italiana disciplina il diritto a un salario giusto e adeguato, ma soprattutto perché la contrattazione collettiva è molto attiva. Anzi, il CNEL ritiene che quest'ultima debba essere favorita e rafforzata, sottolineando l'importanza dei controlli e degli interventi di vigilanza, soprattutto nei settori del falso lavoro autonomo.