Il Consiglio di Stato, la più alta istanza italiana di diritto amministrativo, ha sorprendentemente confermato la decisione del TAR del Lazio 6920/19, che a sua volta aveva respinto il ricorso di Volkswagen contro una decisione dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGMC). L'AGMC aveva condannato VW AG a pagare una sanzione pecuniaria di 5.000.000 di euro per aver ingannato i consumatori nel Dieselgate. La casa automobilistica tedesca ha sostenuto di essere già stata multata in Germania per 1.000.000.000 di euro per lo stesso reato e di non poter essere punita due volte ("nebis in idem"). La Corte di Giustizia europea (C 27/22 del 14/09/2023) gli ha dato ragione in linea di principio, per cui ci si aspettava che il Consiglio di Stato italiano annullasse la decisione a sfavore di Volkswagen.
I giudici supremi italiani sono rimasti fermi e hanno spiegato nella loro dettagliata sentenza del 22 marzo 2024 (2791/2024) che il consumatore era stato ingannato in ogni caso, anche se le direzioni dei veicoli avevano affermato di non aver mai pubblicizzato i valori dell'azoto, e che, data la differenza tra i fatti del caso tedesco e quelli del caso italiano, non si poteva presumere che i fatti del caso fossero gli stessi.